Non volevamo assolutamente che al nostro blog mancasse un pezzo di storia fondamentale per la scena Skinhead, ed eccoci qui a parlare della leggenda da dove tutto ebbe inizio : La Trojan Records. (Prima Parte)
Il prologo della nascita della Trojan Records è da ricercarsi nella Londra degli anni ’50 e porta il nome di Lee Gophtal, giamaicano di origine indiana che, chiamato in Inghilterra dal padre, uno dei primissimi immigrati dall’allora colonia britannica si ritrovò a circa vent’anni da solo perché suo padre aveva deciso di tornare sull’isola caraibica. Deciso a rimanere in Inghilterra, Lee accolse la proposta del suo coinquilino, il connazionale Sonny Roberts, di aprire uno studio di registrazione nell’appartamento di Cambridge Road. Dopo aver insonorizzato gli spazi ed aver acquistato una macchina per produrre vinili, i due cominciarono presto a produrre musica fondando le etichette Sway e Planetone producendo il genere musicale che al momento andava di più tra i giovani giamaicani emigrati nella perfida Albione, il r&b giamaicano, avvalendosi di musicisti come Rico Rodriguez e Mike Elliott. Nel 1962 la Giamaica aveva ottenuto l’indipendenza dall’impero britannico in disfacimento, ma la Gran Bretagna aveva per ripicca cancellato tutte le convenzioni economiche a vantaggio dell’ex colonia, in più con "l’immigration Act" aveva dato una forte limitazione all’immigrazione dai caraibi.
Questo portò ad una grossa crisi economica e ad una consistente perdita di valore del dollaro giamaicano, con conseguenti difficoltà per i produttori musicali giamaicani di importare dischi dai vicini Usa, già al tempo culla della cultura musicale afro-americana. Trovandosi in questa situazione i produttori di allora fecero di necessità virtù, cercando di promuovere artisti locali e promuovendone la musica anche grazie ai cosiddetti Dancehall, sound system mobili su mezzi gommati grazie ai quali rampanti dj ed artisti promuovevano per strada i loro pezzi creando aggregazione grazie alla quale la gioventù proletaria giamaicana poteva a poco prezzo ascoltare la propria musica, ballare e magari comprarsi un disco. Grazie agli esperimenti musicali del jazzista giamaicano Don Drummond era nato lo ska, che altro non era che jazz in stile Dixieland con l’incessante back beat in levare, che venne poi battezzato ska, dal suono onomatopeico del plettro sulla chitarra nel produrre la sonorità che in poco tempo divenne popolare in Giamaica.
Nel frattempo in Inghilterra i due produttori dovettero affittare il piano terra dell’appartamento. Destino volle che chi si interessò a trasferirsi lì fu un certo David Betteridge, il quale cercava per il suo capo Chris Blackwell, futuro manager di Bob Marley, uno spazio per la propria compagnia discografica. Blackwell era un inglese che aveva già da tempo fiutato le potenzialità della musica giamaicana e del bacino di utenza fatto di numerosi emigrati giamaicani in Inghilterra ma anche di inglesi che si stavano cominciando ad appassionare alle sonorità caraibiche e r&b. In Giamaica aveva fondato la Island, con medio successo, e aveva deciso di trasferire la sua creatura nella madrepatria mantenendo grazie al produttore Lesley Kong e la sua Beverley Records contatti nell’ex colonia per promuovere la musica giamaicana in Gran Bretagna. La scelta era caduta su quell’appartamento perché essendo allora la distribuzione della musica underground ancora molto artigianale con dischi proposti ai negozi tramite trasporto su furgoncini ed auto private, una buona posizione logistica era fondamentale. Ben presto Blackwell e Gopthal cominciarono a collaborare aprendo il negozio Musicland e cominciarono a vendere anche i loro prodotti nella zone di Sheperd’s Bush, già ai tempi rinomata per il fermento musicale. Nel frattempo, grazie anche al loro lavoro, e le loro astute mosse commerciali, la musica giamaicana stava finendo di essere esclusivamente un prodotto destinato agli immigrati caraibici ma stava lentamente entrando nel cosiddetto Mainstream, e la prova di tutto ciò fu il discreto successo del pezzo strumentale degli Skatalites “Guns of Navarone” che si piazzò al trentaseiesimo posto nelle classifiche nazionali gonfiando le casse della Island. Gopthal capì che il momento era propizio e volò in Giamaica per stringere accordi col celebre produttore Sir Coxone Dodd ed aprire in Inghilterra la Coxone Label Uk, grazie alla quale vennero immessi sul mercato britannico una trentina di singoli e sei LP, esportando la nuova sonorità chiamata rock steady, uno ska più rallentato.
La musica giamaicana era diventata popolare, e da che veniva suonata nelle case popolari degli immigrati o negli scantinati dove si recavano per ballare, gli artisti giamaicani cominciarono ad essere chiamati a Londra dove spesso suonavano in un locale chiamato Roaring Twenties, frequentato sia da giamaicani che inglesi, alcuni dei quali sarebbero poi diventati importanti musicisti su scala mondiale, quali Eric Clapton, Mick Jagger, Keith Richards e Rod Stuart, solo per citarne alcuni, ma questa è un’altra storia. Gopthal vendette il suo negozio Music Land per aprire il Music City e scoprì anche alcuni talenti musicali primo tra tutti Dandy Livingstone. Nel frattempo, morto nel 1967 improvvisamente di infarto il giovanissimo produttore Lesley Kong, la Island aveva messo sotto contratto il produttore giamaicano Duke Reid, ex poliziotto e rivenditore di alcolici, e visto che nella terra era chiamato il Trojan per via della marca del camioncino da lui usato sia per trasportare i dischi che per organizzare i suoi sound system, si decise di chiamare l’etichetta Trojan Records.
E per oggi siamo arrivati alla fine di questa prima parte della Storia della Trojan Records e vi vogliamo lasciare un link dove avrete più di un ora di tributo al "duca" Reid, alla Treasure isle Records ma soprattutto ci teniamo a farvi ascoltare la vere radici da cui è nato tutto.
Cheers' and Beer's
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